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 PUNTO DI FUGA  2021
 Uncover our heads and reveal our souls

 

Poco importa di quello che lasci indietro voltando le spalle se quell’essenza esponeva un ricamato senso di neghittosità e un ristagnare nel conflitto. Il fato volle così e il rimpianto per certi figuranti non ha alcuna giacenza operativa se non l’accenno temporaneo di un transito passeggero. Le commedie di un irrisolto scambio di vedute, pur appartenendo a universi di forme e frammenti diversi. Singolarità che mai troveranno compromessi per reprimere l’ego dominante e interloquire, ma che indosseranno armature e spade ben affilate per difendersi dall’ignoto soggetto che, all’improvviso, vi si parò davanti in cerca di una duttile comparazione attraverso le proiezioni responsive altrui. Ed io non sono escluso da errori interattivi; ho porto in avanti l’istinto di conservazione annegando in una cecità istintuale e, a rigor di logica, erronea dalla quale non mi sottraggo dall’esserne stato macchiato. Non subisco alterazioni attrattive né le ricerco nei sentieri virtuali. Molte volte ho sposato cause d’amore che sono naufragate malgrado avessi lanciato molte scialuppe; l’errore è una certezza. C’è solo una persona al mondo capace di potermi fare capitolare e, di conseguenza, destituire da quelli che sono freni fossilizzati e arrugginiti. Ma di questa, con cui vissi degli attimi di follia e d’adorazione, non vi è più traccia e, qualora per casualità dovessi incontrarla, sarei per lei un prodotto scaduto. Per anni ho ricercato le sue caratteristiche fisiche e intellettive in altre realtà femminili trovandone solo alcune e mai l’intero che mi avrebbe permesso di stazionarvi nella piena estasi fino alla fine dei giorni.

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 IL PENTITO CHE PERI'  2021
 Fill me without guilt i won't repent

 

Come sostenersi in volo dopo una presunta vittoria. Ebbene si! Mi dichiaro sconfitto da questa umiliante e schiacciante sconfitta. Per l’ennesima volta batto in ritirata. Lo sconforto mi assale lungo tutta la colonna vertebrale fino ad arrivare al cervelletto. Sono potenzialmente stato decimato da raffiche di estatiche premure. Ed il mio ego è alle pendici dell’Etna e pronto alla risalita verso il cratere centrale. Soffro come il generale Custer, l’ultimo della sua classe. Percorrerò il sentiero più breve per salire in vetta, mesto e costipato da enormi ferite inflittemi da questa abbacinante orda d'argomentatrici, legittimata a deridere e sopprimere codesto cattivo personaggio che alberga in me. Fautore di cosi tanti mali all’umanità che i più grandi dittatori, in confronto, parvero solo dei leggiadri contenitori di porta-bontà. Mi sono anche preoccupato di comprare un cilicio per affondarmi lungo il cammino, colpi ripetuti, accompagnato da parole d’espiazione: “ per mia colpa,mia colpa, mia grandissima colpa “ ed ho assoldato un contadino del posto, a caro prezzo, affinché oltre alle mie auto-percosse aggiungesse colpi di forcone e scudiscio cosi da ricordarmi per tutto il percorso le mie malefatte. Infine, lungo il percorso della durata di quasi tre ore, grazie ad un compenso poco dispendioso, ad ogni transito di circa 5 km, mi aspetterà un lancio di pietre e calcinacci, grazie alla collaborazione d’infanti autoctoni che non si risparmieranno e compiranno il gesto, premuniti a priori oltre che di sassi e ciottoli, di pietra lavica ben scheggiata nonchè di pigne imbevute di benzina anch’esse pronte da scagliare con violenza inaudita; inoltre, se non dovesse bastare, arrivato al cratere centrale, mi aspetterà un nutrito gruppo di persone infervorate che mi urleranno le più ingiuriose parolacce in dialetto siciliano. Alla fine mi lancerò di testa nel cratere da un trampolino improvvisato: una tavola piena di chiodi arrugginiti dove, a piedi nudi, percorrerò l‘ultimo tragitto per porre fine a questa pessima creatura che mai seguì gli insegnamenti di contegno e rettitudine che l’illuminata Dea gli aveva diligentemente consegnato in un tomo di circa seimila e settecento pagine in formato tabloid. Spero che questa mia ultima lettera, pervenga come scuse a tutti quelli che ho perseguitato e dislocato in campi di concentramento dell’ex unione sovietica in disuso dal 1998. Non solo li ho preservati e fatti restaurare dalle mie stesse vittime nei loro giorni di prigionia, ma mi sono prodigato affinché le fornaci per il riscaldamento avessero come alimentazione la combustione dei loro corpi; in fin dei conti essere ecologisti vuol dire rispettare le piante e gli animali ed io mi sono attenuto a queste rigide regole di moralità anche nutrendomi degli avanzi e delle membra ben cotte delle mie disprezzate prede. Sono stato troppo cattivo ed insolente per questi reati contro l’umanità e perciò, dopo essere rinsavito, ho deciso che questa era la conseguenza di tutte le mie cattive azioni. Fortunatamente, senza il giudizio dei miei amabili persecutori, non avrei potuto comprendere quanto mi sono accinto a descrivere. Dopo la mia dipartita vorrei che queste persone venissero proclamate santi e sante, tanto hanno fatto per sconfiggere il male da me rappresentato in forma disumana e la loro perseveranza mi ha permesso di fare un accurato esame di coscienza che altrimenti non avrei potuto fare. Quindi proporrei, se ne conoscessi i nomi, la beatificazione immediata con anche qualche giorno di festa dedicato a queste paradisiache creature, perfette ed incommensurabili per le loro battaglie contro la tirannide da me rappresentata. Sarebbe di buon auspicio anche una commemorazione annuale nella quale venissero, previa cerimonia, ricordate le vittime delle mie malefatte affinché mai si dimentichi questo (1) stillicidio e prego perciò le autorità di stato di non lasciare insoluta questa mia ultima richiesta.

Ringraziandovi ancora per questa mia disfatta

porgo gli ultimi e distinti saluti

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--- Fonte : treccani.it ---

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fig. Il ripetere o il ripetersi in modo continuo, insistente e monotono di un atto, un fatto, un atteggiamento e sim. che arrechi fastidio, noia, disturbo: continua a chiedere soldi, è un vero stillicidio; uno s. di richieste, di lamentele.

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 SCRITTO NELLE NUVOLE 2020
 Wishing life wouldn't be so long

 

Non esistono punti fermi, solo voglie inespresse e canti onirici tra sillogismi preventivi ad un fato, sentori di trascorsi lasciati in ghiacciaia e decisioni non procrastinabili.

Conosco la fine e ne sono consapevole da tempo immane. Non raccolgo affetti né vi suggello eventuali vedute, salvo una folgore che mai giungerà. Anche se la vista dilaga qua e là, non mi accompagno al più di Dioniso, né a illusorie speranze. Il sentiero è ricolmo di spine e lo struscio, per arrivare alla dipartita, lascia ferite ulteriori con scie di sangue già incisive e profonde per trascorsi di cuore nel remoto tempo che fu esplorativo in quel campo temporale alla ricerca del frutto proibito. Non cerco commiserazioni né ulteriori giunzioni leganti, anche se una lontana parte di me vorrebbe, ma mentre riaffiorano c’è una pala che le seppellisce. In fondo questo preventivo viaggio esistenziale aveva già collocato la mia anima nell’inferno, pur non essendo degno di appartenervi, con le mie molteplici imperfezioni ed errori mai raziocinanti ma errabondi ed istintuali. E’ l’inutilità di un’esistenza già dominata da forze sedanti, atte al ricongiungimento forzato con la non esistenza. L’ epilogo in un epitaffio che poco descrisse quel che io contenessi nell’interiore. In fondo il nulla è una risposta giusta per questi detrattori che, come una coda e senza una giusta causa, trascino involontariamente muovendomi a stento per il loro peso. Ombre che continuano solo a disfare i miei castelli insieme a tutto il resto che è ammorbante e deformato in una esistenza silente e disgregante.

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  ALLA TUA DOMANDA 2019
 I will leave your heart on my grave

 

 

Milady :  oscuro.... sei reale o vivi in un sogno?

In risposta eccoti la mia missiva

Entrambe e molteplici realtà, Milady.

Tra gironi danteschi, incontri e vedute metafisiche di un cieco viandante che utilizza altri mezzi sensoriali al posto dei soliti inflazionati e di facile decriptazione, eccomi qui a raccontare questa strana parabola discendente che descrive colui che venne interrogato. Ricerco,  attraverso il terzo occhio, un istante  per ghermire fulgide Illusioni edulcorate. Cerco porte invisibili da attraversare ed altri mondi dove un dì vi persi conoscenza tra spoglie e spettrali dimore arroccate su asperità granitiche ove imperversano eterne tempeste e lì mi dissetai con acqua piovana che fu fonte temporanea per languide vedute e malauguranti visioni  apocalittiche degne di una Cassandra che svelò misfatti ma non volle esser mai creduta. Cerco un abito che calzi come ad un barbaro legionario in una narrazione arturiana. Perso nella leggenda e sopito in un onirico sogno partorito da chi sa quale pennino intinto in un vecchio calamaio posto su un’antica scrivania, adornata da fregi e drappi di seta rossa, ove un antico mago, oramai estinto, vi decantò antichi salmi rituali volti a richiamare anime defunte per chi sa quali scopi. Sono un Generale in fuga da battaglie dove i morti sparpagliati nei campi di battaglia dipinsero  un paesaggio intriso di sangue che ammantava sui ruscelli circostanti adiacenti a canali di scolo in campi di sterpaglie incolte dove ho seminato e quasi mai raccolto. L’ultimo superstite  tra lande desolate accompagnato solo dal suo fedele destriero nero e selvaggio ma domabile da speroni che lentamente accarezzano ciò che sembra indomabile data la natura libera della sua esistenza ed essenza. Porto con me il mio araldo, marchio indelebile di una dinastia, che con me rappresenta l’ultima entità di un’ antichissima  progenie  di cavalieri oramai sepolti come ignoti in dimenticate fosse improvvisate e, per quel riposo eterno, madre natura li accolse come ultima dimora. Cenere sono i miei avi ed in cenere muterà la mia esile forma umana stanca e declassata dai molti cicli esistenziali ma dolcemente accompagnata da angeli con sembianze femminee che intonano vecchie canzoni sfiorando corde di una lira che vibra in sincrono col mio essere facendomi rimembrare quelle notti lontane in cui leggiadre damigelle, su giacigli di fortuna, accarezzavano quella mia pelle oramai spoglia da quella possente e pesante armatura un po’ ossidata e macchiata da quel sangue di perfidi nemici peroratorii di cause perse che ancora mi cercano per stendere definitamente al suolo quel poco che rimane ancora intatto dei miei frammenti umani. E tra lampi di luce karmica e oscure fuggitive ombre, ricordo, in attimi sfuggenti,  tutto ciò che era stato attraversato nel tempo  tra lauti e fugaci attimi di passione a giorni gelidi e tristi; insomma, assiepato tra cruenti ricordi e sdolcinate melodie tribali che raccontano un tempo che fu epico. In breve, qui ho elencato a te ciò che enigmatico volle sembrare, ma bastò alzare un lembo di quella vecchia stuoia di lino,  abbandonata lungo quel sentiero nebbioso, per trovarvi un vecchio manoscritto malamente rilegato  dove vi era racchiusa una piccola biografia di uno spettrale cavaliere errante la cui storia fu svelata in quelle spiegazzate pagine ingiallite trascritte da chi sa quale stolto narratore analfabeta carico di pesanti angosce aggrappate ad asperità aguzze e ad asincrone elucubrazioni.  Spero d’averti svelato l’arcano enigma nel quale t’ imbattesti e che tu volesti esplorare...

Buona giornata Milady

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 ANIMI CORRUPTIO 2018
 We are apart, forever apart

 

 

Non so che farmene di maschere ben costruite con immagini attrattive e concetti da letteratura rosa, estranei alla mia essenza. Non sono un assetato nel deserto alla ricerca di fonti d’acqua da bere senza analizzarne il contenuto che spesso si rivela increspato ed impuro. Il pragmatismo mi abbraccia e, memore di sventure passate con avvenenti compagne, rivela in me una certa cautela; i miraggi li lascio diligentemente passare oltre la mia natura desueta e incompresa.  Mi piace contemplare l’amore come sentimento edificante e, se provato con la persona giusta, acquisisce sapori, odori e reminiscenze che alla mia mente, depauperata da mancanze, acquistano plusvalenza nell’atto reale e veritiero in una realtà disconnessa da quella virtuale.  Non mi interessano appellativi poco edificanti poiché proseguo oltre senza permanenza di pensiero per quanto superficialmente mi è stato attribuito senza alcun reale approfondimento della mia interiorità. Cerco contenuti e non contenitori vuoti da riempire; non mi sottometto ad alcun gregge che crede nella sua viltà di poter giocare con dei sentimenti che io ritengo assoluti nell’iniziazione di un rapporto amicale o di puro amore senza confini. Se pur di natura forzatamente solitaria non mi cingo a chi che sia, ma tra il razionale e l’irrazionale costruisco deduzioni.  La frequentazione nella realtà è un punto fondamentale ed imprescindibile come sorseggiare una buona bevanda per stabilirne l’autenticità e le proprietà organolettiche in una continua esplorazione dell’altro tra pregi e difetti senza preclusioni al fine di comprenderne un proseguo ed un viaggio in una relazione commisurata alla serenità ed alla continua analisi della propria interiorità per un miglioramento progressivo con molti inciampi e cadute verso il tramonto dell’esistenza stessa.  Troppe male lingue mi hanno dipinto con altri in modi e fattezze totalmente avulse dalla mia vera essenza e spesso gli ascoltatori di quest’ultime preferiscono dimorare in quei concetti senza porsi nemmeno dei dubbi. La scoperta dell’altro comporta fatica, tempo e soprattutto voglia di comprendere che per la semplicità di alcune persone è un peso troppo arduo da affrontare e quindi la soluzione più semplice rimane accontentarsi del parere altrui che lascia “sull’inquisito”  un tatuaggio negativo senza alcuna possibilità della controprova e di conseguenza  una  disdicevole nomea.  Le persone vere non hanno bisogno di creare illusioni né di mascherarsi dietro immagini preconfezionate per attirare come il miele occhi di sempliciotti pronti a farsi raggirare ed illudere chi sa da quali pretestuosi avvicendamenti che nella maggior parte delle volte si smarriscono come foglie nel vento senza meta e prive di linfa.  Ora, in virtù di quanto espresso, lascio semplici deduzioni a chi utilizza pratiche poco rappresentative della realtà rimanendo celato nel suo virtuale ozio ridondante ricco di artifici e splendide apparenze lontane dalla mia esistenza precaria e aggrovigliata in difficoltà esistenziali e lo invito a cercarsi altri soggetti più consoni per una manipolazione mentale e di sottomissione a mirabolanti solfeggi distonici.

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 VISIONI PRAGMATICHE - 2017 - 

 

Faccio molta fatica a comprendere l’indifferenza verso l’altro/a  ma molte volte bisogna frenare i propri istinti consapevoli di realtà paradossali e contrastanti le quali potrebbero alterare il nostro equilibrio psicofisico.  Premetto che sono sempre stato un altruista ma ho pagato questa mia attitudine a caro prezzo  ( non entro nei particolari sarei troppo prolisso ).

Più volte nell’arco di 20 anni, e forse più, ho dato molta valenza a questo concetto di socialità allargata: dove una mano si alzava facendo cenno di aiuto un’altra raccoglieva diligentemente il segnale manifestando, per quanto possibile, la propria solidarietà nell’ascoltare e poi consequenzialmente nel trovare il modo di risolvere il problema con i mezzi appropriati al caso. Non sempre si ha una risposta certa e valida per la risoluzione di quel problema a me estraneo e difficilmente calzabile perché non vissuto direttamente ma provare comunque comporta soprattutto una sfida con se stessi ed, in caso di risoluzione positiva, implica una certa dose di felicità percepita indirettamente. Siamo tutti reduci da una società che tende a dividere le aggregazioni di persone dedite alla vera compassione che si tramuta in azioni concrete a differenza di alcune sette religiose che puntualmente dispensano “col verbo” sani principi ma che in realtà non attuano.  Io stesso, alla ricerca di una sana tranquillità e soprattutto di una stabilità emotiva, ho fatto parte di una di queste sette religiose  e sono rimasto deluso dall’ipocrisia e dalla falsità che aleggiava tra queste facce prive di qualsiasi atto pratico ma fondamentalmente inflazionate dal concetto compassione mai inverato.  Tra circa cinquanta persone conosciute in questa setta religiosa solo una era dedita a veri gesti di compassione; il resto raccontava cambiamenti individuali  rasenti il miracolo ma, osservandoli nelle loro azioni quotidiane, era più una giustificazione per scaricarsi la coscienza dai paradossi che puntualmente facevano capolino nella loro parte  inconscia, pronta a ricordare la loro bugia quotidiana.  Una delle loro assurdità, quasi da definire demenziale per non dire altro, erano le loro parole ripetute nel tempo  “ io non faccio niente per la persona in difficoltà ma mi limito a pregare per lei affinché possa cambiare il suo destino in positivo”.  Tuttora incontro qualcuno di loro per strada e, quando accenna a questa filastrocca, tendo ad assecondarlo annuendo col capo e dandogli ragione . Ho imparato in questi ultimi anni ad essere veritiero con le persone che realmente dimostrano la loro vera comprensione verso il prossimo piuttosto che polemizzare con quelli che credono di avere abbracciato la verità assoluta senza che si rendano conto di essere continuamente manipolati e trattati come burattini e bankomat da queste sette religiose.  L’ indifferenza verso il prossimo si manifesta in molti modi: ad esempio molti politici la dimostrano quotidianamente con l’uso della parola appropriata al problema posto loro dall’opposizione politica e trovando scappatoie demagogiche senza realmente intervenire sulle problematiche della popolazione.  Il sistema lavora anche  per manipolare i bambini, che saranno i nuovi adulti, creando scontri generazionali: ad esempio tra insegnanti e alunni facendo passare idee dove regna l’individualismo più sfrenato quasi trasbordante. 

Oppure il sistema lavora per creare conflitti sociali: discriminazioni in base alle scelte sessuali ( omofobia ) o conflitti tra classi sociali aumentando le disparità economiche, rendendo precarie le condizioni di lavoro; insomma tutti guardano il proprio orticello anziché aggregarsi e spodestare quelle categorie politiche che vivono di parassitismo incondizionato e perpetrato nel tempo. La politica deve migliorare le condizioni di vita del singolo cittadino legiferando e agendo  al fine stesso di progredire, dando maggiore dignità al singolo individuo, non creando concorrenza sleale anche negli stessi posti di lavoro.  I delinquenti dovrebbero avere pene appropriate al loro reato e non dovrebbero essere messi in libertà in tempi brevissimi.  Dovremmo tornare ad una socialità quasi di paese dove ognuno interviene per aiutare l’altro fin dove gli è possibile;  dove le persone si ascoltano non solo con i padiglioni auricolari ma soprattutto con la mente . Potrebbe esserci maggiore armonia usando la dialettica invece che la polemica sterile basata più sull’irruenza  e l’aggressività infantile . I depressi e gli emarginati dovrebbero essere assistiti da strutture mediche preparate ad aggredire il problema fino alla radice. Ad ognuno dovrà essere messo a disposizione un lavoro appropriato alle proprie competenze senza lasciare indietro nessuno. L’immigrazione potrebbe essere fermata e regolamentata dopo aver completamente messo in funzione un apparato di respingimento adeguato.  Dice una vecchia favola io non ti faccio la carità ma ti insegno a pescare così che tu possa sopravvivere in modo dignitoso e sereno.

La mia indifferenza nasce da molteplici fattori: dalla paura perché si è rimasti scottati da cause precedenti; dalla politica che tende a dividere piuttosto che a condividere. E soprattutto da una famiglia che insegna regole di furbizia ai suoi discendenti basate principalmente sulla prevaricazione e schernimento di quel soggetto ritenuto debole ( bullismo, stupro adolescenziale, omofobia, ecc…) .Più si creerà il caos con scontri tra persone e ceti sociali  più l’individualismo e la disattenzione per le persone indifese crescerà esponenzialmente.

L’amicizia virtuale, o reale per il XXI secolo, è quasi sempre pura formalità che non si manifesterà quasi mai in buone azioni nel momento di difficoltà dell’una o dell’altra parte.

Io stesso ho vissuto l’indifferenza di parenti e amici per molto tempo ed ho imparato a convivere da solo scartando buona parte delle persone che si presentavano sul mio cammino perché stufo di idealizzarle per mascherare il mio errore nell’averle accolte nella mia vita.  Naturalmente se vedo un anziano o un disabile o una persona indifesa in difficolta sono sempre il primo a dare la mia disponibilità ma ho perso la fiducia in questo mondo che ritengo poco calzante alla mia visione di vita sociale.  Non credo più a nessuno, guardo solamente i fatti; un tempo lontano  davo più credito alle parole e sono rimasto fortemente deluso.

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 LA SOLITUDINE - PENSIERO ALIENO - 2016-

Dalla mia visione di vita e dalle mie esperienze ho scoperto sulla mia pelle la falsità, la malvagità e l’indifferenza di un mondo che mi vede estraneo a questi concetti arrivisti ma conformi ad un modus vivendi individualista e intollerante verso chi vive dei momenti di sconforto passeggeri  ma intensi e frustranti. Un mondo plagiato ad hoc per chi non sa distinguere o non vuole distinguersi dalla massa e sceglie e agisce come un burattino facendosi manipolare giornalmente sia nelle idee sia con azioni conformi ad un sistema creato appositamente per farti sembrare libero di scegliere ma nella realtà obbligandoti a non essere quello che realmente sei. Naturalmente io mi sento “alieno” a questo mondo; ho sempre cercato, nel mio raggio possibile d’azione, di essere attento ai fatti e non alle parole ma, nonostante ciò, anche se ligio alle regole generali del rispetto verso gli altri, tendo comunque ad impattare contro individui il cui dictat è sopravvivere a costo della vita degli altri al fine stesso dell’esistenza.  Io mi reputo imperfetto ma posso giurare e testimoniare di aver sempre vissuto nel rispetto quasi assoluto delle regole fondamentali di interazione e socialità dedite a principi basilari di etica e onestà; ma in questo mio viaggio nella vita ho preferito legarmi a quel principio che dice “ meglio soli che male accompagnati “.  Fin dalla mia giovinezza ho vissuto da altruista ed ho impattato pesantemente in una realtà nella quale ho compreso che questo mio modo d’essere veniva visto come segno di debolezza e quindi, per alcune persone, usato al fine stesso di colpirmi  non solo per deridermi ma anche per affermare e accentuare il loro ego; un po’ come agivano gli indiani d’America quando prelevavano lo scalpo al loro nemico ormai in fin di vita.  Naturalmente esistono realtà umanitarie di persone che si prodigano per gli altri pur non avendo dei benefici monetari o altro ma sono rare;  ed è quando si è stati delusi sia dagli amici nonché dalle compagne, che si sono avvicendate nella mia vita in tempi diversi, che trasformi il tuo carattere e la tua struttura emotiva in un castello pronto sempre a respingere un assedio imminente da parte di chiunque.  La Solitudine è un modo per estraniarsi da un mondo non confacente né calzante con idee filantropiche e realmente sociali che porta ad arroccarsi in se stessi costruendo palizzate e mura sempre più alte; è una  concezione per soffrire meno del solito dopo aver subito troppo sia dal destino che dalla vita in generale con sporadici momenti felici, o fintamente allegri, che danno respiro a momenti di pura assenza emotiva, inespressa e celata con maschere diplomatiche per non implodere verso la falsità e l’ipocrisia trasbordante della maggior parte delle persone incontrate.  Si può essere soli in mezzo a molte persone e si può ricercare il silenzio sonoro ma la mente, in quanto tale, emette costantemente pensieri roboanti e spesso talmente chiassosi che, per quanto occultiamo o tendiamo a recidere o eclissare nelle parti più lontane del cervello, non riusciamo a mettere a tacere definitivamente perché, anche se compressi in un angolo, come un pugile alle corde, tornano e ritornano a stordire la nostra mente come un forte temporale che vorrebbe abbattere la nostra dimora con tuoni fragorosi.

Essere soli è una realtà consequenziale alle proprie esperienze, vissute tra catastrofi emotive e ricostruzioni dopo il terremoto, le quali lasciano ferite che vogliono molto tempo per rimarginarsi anche parzialmente e, forse, mai definitivamente. Il passato torna sempre come una dura lezione di vita: trasforma gli animi senzienti di chi in passato era sopito ed aveva idealizzato in positivo un mondo che realmente è pieno di paradossi ed ostacoli che ci rendono simili a Prometeo costretto, per punizione di Zeus, a essere legato ad una roccia e ad essere tormentato da un‘aquila che gli divora costantemente il fegato e, nello stesso momento, simile anche ad Enea che fugge dalla città di  Troia e porta con sé il padre Anchise sulle spalle dopo una inaspettata sconfitta e una  imprevista invasione. Prometeo patteggia per l’uomo ed Enea scappa da un’ invasione e da uno scontro non voluto o provocato da lui; sintomi metaforici di un’antitesi, di due modi d’essere e di preservarsi per non soccombere agli incalzanti arrembaggi della malvagità e dell’ ipocrisia.

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  ALLA CONQUISTA DI UN CUORE ESTRANEO  - 2016  -   

L’amore, quell’emozione indefinibile ed incontrollabile, che sopraggiunge e arde come un fuoco impetuoso disperdendosi in fragranti aromi e folgoranti passioni. L’attimo in cui insorge e scoppia dopo una lunga attesa di fremiti e di perplessità per lo più riflessive. Quando per la prima volta incrociamo il suo sguardo e veniamo pervasi da domande su come e quali azioni dobbiamo compiere per rapire il cuore e la mente di colei che trasforma con una luce accecante i nostri pensieri distogliendoci dalla quotidianità Come pavoni nella stagione degli amori mostriamo, o cerchiamo di farlo, tutte le nostre piume e forgiamo ulteriormente il nostro carattere affinché venga percepito o intuito come un ottimo luogo ove dimorare e sentirsi al sicuro.  Scrutiamo attentamente ogni piccolo segno o accenno d’interesse nei nostri confronti con la speranza di percepire se le nostre azioni facciano breccia nella mente di colei che rappresenta il punto di arrivo di una storia d’amore.  Aspettiamo con impazienza e, come generali in guerra, nei momenti di solitudine pensiamo alle strategie da adottare per la conquista di quell’ attimo e di quella risposta che darà la nota iniziale a quella musica a volte assordante a volte suadente di empatia.  Molte domande giungono alla nostra mente inquietanti ed a volte irrilevanti ma che, sommate, potrebbero darci un quadro più ampio e più descrittivo del campo di battaglia.  Naturalmente non possiamo penetrare con irruenza ed i primi passi sono quelli di cercare un incontro quasi giornaliero ostentando un certo disinteresse che tuttavia palesa a piccoli tratti un trasporto che va al di la della semplice amicizia o conoscenza.  La conquista è un territorio impervio funestato da momenti di pausa ed da avanzate spavalde e suadenti come una melodia che ha momenti dove la ritmica dettata dalle percussioni diminuisce la frequenza di battuta alternata a momenti pervasi da una cavalcata dove il batterista aumenta l’oscillazione dei suoi rintocchi. Tutto si gioca su di un campo di battaglia dove a volte non riusciamo a penetrare sul suolo nemico;  altre volte, invece, piantiamo una bandiera per affermare la nostra avanzata maldestra o ben ragionata.  Poi giungono anche le perplessità surrogate da risposte impalpabili ed indefinibili dove l’aritmia ci desta e ci sconvolge per un ipotetico rifiuto.  E’ in quell’attimo che non sappiamo se far prevalere l’istinto o la tattica; in quel momento, che sfugge nel tempo come infinito ed in pausa, che tutto rallenta come un mare schiavo delle alterazioni del vento che si placa e riprende a scorrere funestato dall’incertezza.

Le notti danno spazio a nuovi giorni alternandosi a cieli stellati ed a  sogni di abbracci infiniti avvolti dai canti delle sirene. L’importante è tenere sul campo di battaglia il nostro avversario, colpirlo al cuore al fine stesso di svelare i propri intenti. Quel campo che svela morti da entrambe le parti ma che si svolge su più fronti con l’intento di entrambi i contendenti di demolire muri ed anfratti dove si celano le risposte pronte a consolidare ed a trasformare quella semplice conoscenza in una solida realtà.  Potremmo soccombere come Napoleone a Waterloo o godere, come Alessandro Magno in caso di vittoria, di momenti esilaranti ed estasianti al fine stesso della vittoria della mente sul cuore o viceversa.

Come finirà?

Sta nelle mani del fato o nelle nostre mosse tattiche?

Tutto rimane imperscrutabile lasciando il posto a nuove elaborazioni logiche spesso in contrasto e che sovente ci fanno assomigliare, più che ad un eroe in tempo di guerra, ad una gazza ladra che tenta di rapire quel cuore che luccica per condurlo al proprio nido.  La paura di fallire è segno di debolezza ma non si può essere ipocriti né bugiardi usando strategie affini a personaggi squallidi e votati all’inganno; ciò  non è consono alla natura di un cavaliere.  E’ vero che spesso chi bara raggiunge lo scopo con la furbizia ma non mantiene mai integri nella propria psiche i principi fondamentali della moralità ed dell’etica.  Bisogna fare i conti con la propria coscienza dopo aver usato metodi scorretti anche per un giusto fine?

No! L’unica soluzione è battersi con lealtà preservandoci da quei conflitti interni che potrebbero, in un secondo momento, insorgere per una vittoria basata sul raggiro e che ci costringerebbero ad  indossare maschere teatranti anche con la propria coscienza.  Quante battaglie perse solo con un semplice scambio di sguardi dove la paura aveva già seppellito i nostri sentimenti sotto cumuli immensi di terra incolta!  Quante guerre dissolte perché non possedevamo quella bellezza imposta dalle Star musicali o dai mass media del momento che non facevano intravedere alla nostra attraente preda un possibile avvicendamento in una realtà diversa dove i valori erano i contenuti e non la parte esteriore!  Ci sono personaggi “ umani “ che nascono avvantaggiati dalla loro parvenza che tende a predisporre  l’interlocutore del sesso opposto ad un dialogo più approfondito con un preludio atto ad un finale quasi pronosticabile di rapporto scontato; altri che, anche se dotati di un  immagine non convenzionale al tempo vissuto, usano il potere o la ricchezza per attrarre la partner sfoggiando la loro popolarità o ostentando i propri beni. In ogni caso la cosa che ci accomuna con altri esseri viventi è vivere l’amore, provare quel senso di complicità e di empatia che ci equipara, quei gusti simili che ci fanno godere di fronte a eventuali scenari, cibi, forme d’arte o momenti scambievoli di opinioni.  Una volta vinta la battaglia il tempo man mano ci svelerà sempre di più la persona che abbiamo accanto e, solo chi persevera, scontrandosi con i difetti della propria compagna, sa valutarne la vera ed effettiva caratura non più soggetta a semplici impressioni investigative al fine della conquista.  La vita, acclarata la veridicità dell’amore, si svolge su molteplici variabili esterne ed emotive che possono consolidarsi o disgregarsi; ma una cosa è certa: breve o lungo che sia il cammino lascerà tracce sulla nostra esistenza ed, inconsapevolmente, potremmo trarne un beneficio anche se il finale si è rivelato con un risvolto negativo ed un distacco.  Il cuore non è estraneo alla mente; l’uno è indispensabile all’altra e niente finora afferma il contrario, anche se la logica tende a separali come entità distinte; la loro collaborazione ci permette di interagire con altri esseri viventi che ci attraggono regalandoci, forse, alcune chance per trovare la nostra “ anima gemella “ .

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 IN CONTRASTO CON LA LUNA  - 2015 - 

Ci destiamo in un  mondo che non percepiamo e che mano a mano, si e ci  svela, come una nuvola nera che si sposta e mostra orizzonti infiniti di possibilità emotive. E’ un percorso laterale che progressivamente si manifesta ai nostri occhi e palesa insidie conturbanti e illecite passioni per oggetti, momenti e, a volte, persone. Veniamo travolti da emozioni contrastanti lungo il nostro cammino di vita, talvolta costretti a deviare verso rotte di pensiero a noi confacenti nella realtà del momento vissuto. Quante lacrime versate col senno di poi per attimi discordanti con la nostra partner per pure scempiaggini non degne di alcun rilievo e quante perché ci sentivamo realmente feriti e traditi nel nostro intimo “ IO “ . Quante risate leggere e confortanti hanno attraversato, come pioggia battente, le nostre orecchie e contratto le nostre espressioni affinché le utilizzassimo per calmierare momentaneamente stati d’animo perseguitati dalla malinconia. Giornate di sole alternate a giornate di vento e rabbia alle quali abbiamo dovuto cedere il passo costretti dalla loro forza e violenza e che  si ponevano contro il nostro equilibrio. Questo maledetto tempo che non ci dà tregua alcuna ma che dimora instabilmente nella nostra corteccia celebrale e galleggia tra stati confusionali e facili intorpidimenti paranoici che bloccano la nostra voglia di continuare a vivere. Quante domande e quante risposte non dette e non date; quanti personaggi allegorici che hanno percorso la nostra strada creandoci stati di ebrezza o di panico  a seconda della loro indole. Quello sguardo di meraviglia da bambino che si trasforma nel tempo in un turbinio di stati emotivi mano a mano che attraversa gli stati della crescita collocandosi infine nell’età adulta dove ha sopravvento la logica.  A volte abbiamo cavalcato con il nostro destriero imbizzarrito cercando di comprendere ed elaborare situazioni passate, cercando di mettere a punto altre chiavi di lettura rispetto alle nostre passate azioni e interazioni sociali.  Nel tempo ci lasciamo trascinare dalla corrente e non siamo in grado di ripercorrerla a ritroso colmando di serenità le nostre domande impellenti per quel giorno speciale od enigmatico. Il tutto trascorre con un moto quasi perpetuo che a volte si arriccia come un’onda e torna a turbare le nostre notti pensose o illuminate da pensieri positivi.

Quell’esistenza non voluta ma imposta dall’incontro d’amore di persone a noi estranee fino alla percezione estrema dell’esistenza che li colloca nella nostra vita come figure incontrovertibili, come dei postulati fissi atti a garantirci, nei casi di normalità, una solida coperta ai  nostri stati alterati ed a volte strumenti per farci trasformare una tempesta in una semplice brezza mattutina.  Il tempo, si! codesto signore abbarbicato sulle nostre spalle che destabilizza e che nello stesso momento modifica la nostra realtà percettiva; nemico od un vecchio amico che non possiamo allontanare, che vede e sente tutto ciò’ che risuona o rimbomba nella nostra mente come guaiti nella notte che percepiamo con le nostre orecchie ma ai quali non  riusciamo a dare una giusta collocazione geografica o di significato:” amoroso o forse doloso” e da parte di chi?  Cerchiamo la felicità in ogni anfratto aggrappandoci spesso a personaggi scomodi che vogliono solo intralciare il nostro cammino ma che si rivelano a noi con forme spensierate di lusinghe e con maschere ben solide e confortanti; quest’ultimi nelle nostre giornate buie appaiono come miraggi sotto forma di angeli e ci trovano impreparati e scoperti, in stati di fragilità come la friabilità di un corallo esposto da molto tempo alle intemperie e in stato di morte apparente.  Ogni giorno, anche controvoglia, siamo costretti a proseguire nudi con la  nostra coscienza e celati a quella altrui sotto mentite spoglie che ci permettono un’ autoconservazione momentanea del nostro ego.  Di frequente abbiamo bisogno di molti applausi anche se non lo riveliamo all’esterno così da poter alimentare il nostro fuoco divino che ci caratterizza indistintamente dagli altri esseri senzienti.  Cerchiamo noi stessi ogni singolo giorno anche inconsapevolmente o con svogliatezza. Tutto ciò a cosa ci porterà in un futuro prossimo? A quali porti potremmo approdare, su quali spalle esterne ai nostri familiari più cari potremmo realmente appoggiarci nei momenti difficili senza avere o percepire stati dubbiosi di ansia affinché il nostro rivelarsi non destabilizzi il nostro interlocutore trasformandolo in un carnefice?  In una semplice notte come tante ho cercato di dare con parole incoerenti una risposta a quella Luna che ruotava all’interno della mia esistenza e che illuminava ed auscultava i miei ultimi battiti di aritmia percettiva di un mondo straniante ed incerto popolato da creature che attraversavano il mio stesso stato d’animo complesso e distruttivo; tutti a riflettere con il proprio satellite e con quella coscienza che ci pone come dei nell’olimpo ma sudditi alle continue sollecitazioni giornaliere che destabilizzano il lato oscuro della nostra luna.